sabato 7 aprile 2007

IN PROVINCIA DI ANCONA GESTIONE UNITARIA DEI DS

Votata all’unanimità dalla Direzione provinciale dei Ds della Federazione di Ancona, la nuova Segreteria del Partito. Una Segreteria all’interno della quale sono presenti tutte e tre le mozioni congressuali: Fassino, Mussi e Angius.

Lo stesso Emanuele Lodolini (29 anni), Segretario provinciale della Federazione di Ancona, al termine della Direzione provinciale dei Ds, illustra i termini della questione:

"La nuova Segreteria è il segno di un Partito, quello della Federazione di Ancona, che sa e vuole continuare a rinnovarsi. Dando seguito all’intendimento dichiarato al Congresso provinciale di assicurare una gestione unitaria del Partito, ne abbiamo affidato la guida ad un gruppo dirigente giovane in linea con il rinnovamento dell'intera classe dirigente dei Ds. Rinnovamento visibile ma soprattutto credibile", ha spiegato il Segretario, che poi ha aggiunto “la gestione unitaria del Partito può essere il metodo attraverso il quale offrire a tutte le sensibilità dei Ds la possibilità e l’opportunità di concorrere al percorso costituente del Pd. Con un’assunzione piena di responsabilità. Nessuno deve rinunciare alle proprie convinzioni, occorre farle vivere nella costruzione del Partito nuovo. Per questo spenderò il mio tempo per convincere anche l’ultimo degli iscritti a rimanere nel Partito e a dare il suo contributo. Abbiamo forte bisogno dei punti di vista critici. Del resto oggi non si discute più del “se” fare il Pd ma del “come”. Questa è la fase due, quella che partirà presto con la costituzione dei comitati promotori in tutte le province ed in tutti i comuni”.

Oltre al Segretario provinciale Emanuele Lodolini (29 anni) e accanto alle conferme per funzioni di Paolo Raffaelli (Tesoriere), Milvio Sturari (Capogruppo DS in Provincia) e Matteo Palmucci (20 anni, Segretario provinciale Sinistra giovanile), entrano Andrea Bomprezzi (organizzatore, 36 anni), Mirco Brega (32 anni), Gianluca Busilacchi (32 anni), Elisabetta Grilli (37 anni), Cristian Mazzoni (30 anni), Sabrina Mingarelli (38 anni), Cristian Ramazzotti (31 anni), Gianni Fiorentini, Roberto Lampa (30 anni), Matteo Cognini (32 anni), Nicola Vannoni (38 anni), Matteo Biscarini e Paola Fimmanò

sabato 31 marzo 2007

Lodolini riconfermato Segretario provinciale Ds

Si è svolto stamani a Jesi il IV Congresso provinciale dei DS della Federazione di Ancona.
Emanuele Lodolini, 29 anni, è stato riconfermato Segretario provinciale dei Ds con il 74,32 percento dei voti dei delegati presenti. E’ il più giovane Segretario di Federazione d’Italia. Inizia molto presto a scoprire la dimensione della politica, per passione e per tradizione familiare. Si iscrive alla Sinistra giovanile di Ancona nel 2000.

Al Congreso di Jesi hanno votato 222 delegati. 165 sono stati i sì, 34 i no, 22 le schede bianche, 1 nulla. Lodolini nel corso del suo intervento, dopo aver ricordato Claudio Venanzi recentemente scomparso, ha ribadito come la scelta di aver voluto celebrare il Congresso provinciale a Jesi non era casuale.
“Partendo da un’analisi attenta di questi anni di governo locale per valorizzare adeguatamente e dare continuità ai risultati positivi che sono stati raggiunti sviluppando progetti innovativi per il futuro, sosteniamo con forza la candidatura di Fabiano Belcecchi”.

Lodolini ha concluso così il suo intervento: “Ancora una volta la nostra Provincia può contare su di noi: una grande forza democratica, riformista, di sinistra, consapevole delle proprie responsabilità, sicura dei propri valori, tenace nei propri obiettivi. Questo siamo noi, Democratici di Sinistra, pronti a fare fino in fondo la nostra parte per guidare la Provincia, per unire i riformisti, per servire il territorio tutto”.

giovedì 29 marzo 2007

MOZIONE LODOLINI-CANDIDATO SEGRETARIO PROVINCIALE DS

UN PARTITO NUOVO PER IL SECOLO NUOVO
PREMESSA
Per inquadrare il contesto politico nuovo all’interno del quale si svolge il 4° Congresso nazionale dei Ds occorre andare indietro nel tempo e partire dal Congresso di Pesaro.
I Ds arrivarono a quell’appuntamento dopo una dura sconfitta elettorale ed in una condizione di smarrimento e incertezza sul proprio futuro. Molti s’interrogavano sul destino del nostro Partito e sulla sua funzione. Grazie al Segretario Piero Fassino, e al gruppo dirigente, i Ds, sono stati il perno centrale per ricostruire il centrosinistra, per rilanciare l'Ulivo e tornare al Governo del Paese. Lo abbiamo fatto con la passione e la generosità di sempre, caratterizzandoci con una forte tensione unitaria. Oggi a governare il Paese è la più larga alleanza di centrosinistra che l’Italia abbia mai conosciuto, l’Unione. Un Esecutivo, quello di Romano Prodi, che in questi mesi ha prodotto atti politici importanti, in piena discontinuità con le politiche del passato. Penso ai risultati in politica estera. Grazie al Ministro D’Alema l’Italia ha ripreso quel ruolo e quella funzione internazionale che spetta ad un grande Paese come il nostro. Evidente è anche il passo riformista delle liberalizzazioni proposte da Bersani. E ancora, i provvedimenti di contrasto alla precarietà, come il taglio del cuneo fiscale, la nuova impostazione data alle politiche formative. Così come l’azione complessiva del Governo e degli altri Ministri dell’Ulivo per modernizzare e rimettere in moto il Paese, farlo crescere nell’equità sociale e nella giustizia.
Il 2007 sarà l’anno della svolta, caratterizzato dalla nostra volontà di rimettere mano alle fragilità strutturali del paese. L’anno della duplice sfida: rendere ancor più il governo all’altezza delle tante aspettative suscitate; dare al paese una grande forza riformista, democratica e progressista, traghettando l’Italia verso una nuova stagione di stabilità crescita e sviluppo.
Il cuore della nostra sfida dei prossimi anni è cambiare l’Italia. Bisogna uscire dal circolo vizioso del debito pubblico che dilaga mangiandosi il nostro futuro, costringendoci ogni anno a bruciare una percentuale di reddito nazionale doppia rispetto a quella degli altri paesi europei per tassi di interesse, anziché aumentare la spesa sociale, gli investimenti e/o ridurre la pressione fiscale.
Lo sforzo è tenere insieme il risanamento dei conti pubblici con la ripresa dello sviluppo. Anche per questo con la recente Finanziaria vengono dedicate più risorse al rilancio degli investimenti e della crescita, mettendo a disposizione delle imprese una quantità di risorse superiore a tutte le Finanziarie precedenti. Ma accanto al risanamento e allo sviluppo, c’è l’equità. Alcuni dati, tratti da una recente ricerca dell’Ires Cgil. Tra il 2002 e il 2005 per imprenditori e liberi professionisti il potere d’acquisto è aumentato di oltre 9 mila euro l’anno. Per gli impiegati e gli operai è diminuito di circa 1500 euro. Nel solo 2005 restano sotto la media nazionale i redditi delle lavoratrici donne (-18% rispetto a dipendente uomo), i giovani (-24% rispetto alla media), i lavoratori del sud, i lavoratori delle piccole imprese e i lavoratori immigrati. Nello stesso anno, il 2005 appunto, erano 6,5 milioni i lavoratori con un salario sotto i mille euro (la metà di tutti dipendenti) e 10 milioni i pensionati che guadagnavano meno di 800 euro. Tra il 2002 e il 2005 è dunque aumentato il tasso di povertà relativa (a fronte di una diminuizione nel quinquennio precedente) e il grado di disuguaglianza tra redditi. La fotografia dell’Italia è quella di un Paese troppo malato di disuguaglianza. Anche per queste motivazioni, oggi ancor più di ieri e a maggior ragione dopo la recente crisi di Governo, la parola d’ordine deve essere coesione. Coesione a Roma, affinché il Governo prosegua quel processo di rilancio del Paese. Coesione nei territori affinché le ragioni dell'unità e dell'impegno comune siano la bussola dell'agire politico. Solo con un forte radicamento popolare nella società e nei territori il centrosinistra può sostenere e rafforzare l’azione dell'esecutivo Prodi. I Democratici di Sinistra, oggi, grazie al lavoro svolto da Fassino e dal gruppo dirigente all’indomani del Congresso di Pesaro, sono un Partito in salute con 6 milioni e mezzo di voti, 600.000 iscritti, 7.500 sezioni di base, migliaia di amministratori locali e un processo di rinnovamento del gruppo dirigente. Sono ben 15 su 20 i segretari regionali con meno di 45 anni e 60 segretari di federazione su 120 hanno meno di 40 anni. Siamo davanti ad un dato non tanto anagrafico ma qualitativo, di un Partito che ha saputo far maturare negli anni una nuova leva di dirigenti. Una generazione nuova che è segno di forza e radicamento dei DS. Un buon segno non solo per il Partito ma per la democrazia. Una delle risposte che vogliamo offrire alla crisi della politica. Di questa vitalità la nostra Federazione ne è esempio lampante.
La nuova Segreteria provinciale che in questi mesi ha lavorato con tenacia ed impegno è stata il segno di un Partito che sa e vuole rinnovarsi. Rispondendo all’intendimento dichiarato di assicurare una gestione unitaria del Partito, ne abbiamo affidato la guida ad un nuovo gruppo dirigente in linea con il rinnovamento dell'intera classe dirigente dei Ds. Rinnovamento visibile ma soprattutto credibile, perché caratterizzato da giovani che hanno maturato e stanno maturando importanti esperienze nelle amministrazioni e nella politica. Giovani che ieri hanno colmato il vuoto di classe dirigente figlio della fine degli anni 80 e 90 e che oggi possono offrire un contributo prezioso anche nell’unire culture diverse, superando le divisioni del passato. Un rinnovamento che si basa sulla volontà di coniugare rinnovamento ed esperienza. Non per rivendicare spazi. Ma per confrontarci sulle prospettive politiche. Per innovare non conta solo l’età, è importante soprattutto la politica che si è capaci di fare. C’è bisogno, come qualcuno in passato disse, della qualità della giovinezza, intesa non come fatto anagrafico ma come stato d’animo, come disposizione della volontà, come requisito della fantasia, come predominio del coraggio sull’esitazione, della sete di avventura sull’amore per la tranquillità.

DA CHIARAVALLE A JESI IN POCHI MESI. MESI AD ALTA INTENSITA’
La scelta di aver voluto celebrare il nostro Congresso provinciale a Jesi non è casuale. E’ una scelta politica chiara. Partendo da un’analisi attenta di questi anni di governo locale per valorizzare adeguatamente e dare continuità ai risultati positivi che sono stati raggiunti sviluppando progetti innovativi per il futuro, sosteniamo con forza la candidatura di Fabiano Belcecchi. I Democratici di Sinistra di Jesi ed il Sindaco, del resto, con il pieno sostegno della Federazione, hanno sempre dimostrato la massima apertura al confronto con le altre forze politiche con l’obiettivo di costruire una solida ed ampia coalizione di governo. Questo non è stato possibile purtroppo. Le divisioni prodottesi a Jesi, da noi non causate, non rappresentano un bene per la città. Divisioni che non possiamo non vedere e che rischiano di rendere decisivo l’atteggiamento ed il comportamento del centrodestra, non casualmente diviso sulle scelte da fare. Divisioni non comprensibili sul piano della politica ed in un contesto che vedrà il prossimo maggio il rinnovo del Consiglio e della Giunta provinciale
A Fabriano esercitando la nostra funzione baricentrica di coalizione, i DS si candidano ad essere punto di riferimento per la costruzione di un programma innovativo e condiviso, candidando Roberto Sorci. I segnali di apertura del Sindaco Sorci hanno contribuito a creare un clima più disteso rispetto a qualche tempo fa, consentendoci di lavorare affinché nella sua candidatura vi si possano riconoscere tutte le forze dell’Unione, condizione fondamentale per continuare a vincere.
A Corinaldo l’Unione si presenta compatta e candida Giuseppe Saccinto, ulivista della prima ora, in alternativa all’uscente Livio Scattolini sostenuto dal centrodestra. A Rosora i compagni assieme al Sindaco Falcioni e le forze del centrosinistra stanno ancora discutendo, ma la soluzione a breve arriverà.
Nella nostra Federazione, all’Assemblea Congressuale dello scorso ottobre, dopo le grandi battaglie vinte in questi anni, ci paragonammo ad un'auto a cui si stava facendo il tagliando, pronta a percorrere un nuovo, lungo viaggio. Chiaravalle era l’officina. Rispetto a quel passaggio sono state molte le tappe che hanno scandito il fitto impegno del Partito nella nostra Provincia. Abbiamo definito i mesi che ci siamo lasciati alle spalle, mesi ad alta intensità. Come del resto lo saranno i prossimi.
Ricordiamo le primarie interne, strumento statutario di selezione utilizzato per designare il nostro Candidato alla Presidenza della Provincia. Nei numeri e nella partecipazione sta l’impegno straordinario messo in campo. Oltre 60 i seggi individuati e, solo per la giornata di domenica 4 febbraio, giorno dell’election day a livello nazionale, ben più di 180 gli iscritti coinvolti nelle sole procedure organizzative. Questi i primi numeri che certificarono uno straordinario, convinto, volontario impegno. L’impegno di un grande Partito. Alle primarie interne dello scorso 4 febbraio parteciparono ben 2200 iscritti su 4255 pari al 51,66%. Una giornata semplice, come tante altre, ma decisamente importante. Una partecipazione che resterà nella nostra storia. A fare da raffronto i dati degli ultimi Congressi. Quello del 2004 quando parteciparono 1451 iscritti su 4231 pari al 34,29% e quello del 2001 quando parteciparono 1839 su 4976 pari al 36,95%. Superiore alla già buona partecipazione degli iscritti registrata in quest’ultimo passaggio congressuale, che ha visto andare nelle nostre sezioni ben 1949 compagni pari al 41,8% degli iscritti.
Abbiamo vissuto quel passaggio consapevoli che non stavamo scegliendo “il candidato” della coalizione, come sin da subito abbiamo tenuto a precisare per correttezza e lealtà verso gli alleati, ma un candidato. Quello dei Democratici di Sinistra. Non un’esibizione muscolare della nostra forza, bensì l’esercizio del nostro diritto e dovere alla sintesi interna.
Al tavolo dell’Unione quella che era nata prima come candidatura dei DS, nell’arco di poco tempo divenne la candidatura anche di Margherita, Rifondazione comunista, Repubblicani europei, Udeur-Italia dei Valori e poi dell’Unione tutta. Il Gruppo dirigente della Federazione decise di impostare il proprio calendario politico prevedendo per febbraio la scelta del nostro candidato e per marzo la condivisione tra le forze dell’Unione e lo svolgimento dei Congressi di sezione. Così è andata. La tempistica è stata pienamente rispettata. All’indomani della bella e partecipata iniziativa di Senigallia con il Segretario Piero Fassino, lo scorso 25 febbraio, l’8 marzo, Festa della Donna, assieme alle forze politiche del centrosinistra abbiamo presentato la candidatura di Patrizia Casagrande, bruciando nei tempi il centrodestra ancora in forte ritardo. Nell’anno europeo delle pari opportunità è stata una scelta significativa aver voluto candidare una donna. Per lo più in un panorama politico come quello italiano che vede bassa la presenza al femminile. Nel resto del mondo le cose stanno cambiando. Dalla provincia di Ancona, viene un contributo forte.
Le donne, del resto, hanno portato nella società una richiesta forte di libertà e di autonomia innescando cambiamenti che hanno investito la famiglia e le strutture sociali. Dalle donne è arrivata la spinta a vedere la libertà come impegno collettivo, come investimento sui diritti individuali ed esercizio della responsabilità.
Un’ottima candidata per proseguire, nella continuità, l’opera del Presidente Giancarli, che in questi anni ha ben lavorato portando avanti un’idea della Provincia che, come lui stesso ricorda non va dal mare fino all’Appenino ma va con il mare fino all’Appennino, dal Cesano al Musone. In tutto questo le doti di competenza, rigore, moralità, serietà del Presidente ha caratterizzato l’immagine della provincia.
I DS della Federazione di Ancona sono oggi pronti ad affrontare, con slancio, una nuova stagione politica. Nella provincia vogliamo continuare ad essere irrinunciabile punto di riferimento per il territorio, tutto, ascoltandolo per conoscerne i punti di forza e quelli di debolezza, offrendo ad esso risposte. In questi anni, in Federazione, siamo stati molto spesso capaci di affrontare discussioni impegnative con spirito unitario. Partendo dai risultati acquisiti, non punti di arrivo semmai di partenza, possiamo dare ulteriore slancio alla nostra azione, richiamando tutti ad un più efficace sforzo per affrontare, insieme, la sfida futura per il cambiamento del Paese, ma non solo.

UN GRANDE PARTITO RIFORMISTA, DEMOCRATICO E POPOLARE
Siamo ad un passaggio storico della vita del Paese. L’Italia ha davvero bisogno, per dirla alla Gramsci, di una “riforma morale e intellettuale” e di una grande forza politica riformista, democratica e popolare che assolva ad una funzione nazionale. Che faccia società.
Solo così potrà essere interrotto quel circolo vizioso tra una società corporativa e una politica debole perché frammentata e caratterizzata da una costante ed esasperata rincorsa alla visibilità. Frammentazione della politica e frammentazione sociale s’inseguono in una spirale perversa. Lo abbiamo visto durante la fase di costruzione della manovra finanziaria. Quanto mai calzante fu la metafora dello Specchio infranto di Eugenio Scalfari. Figlia se vogliamo, anche dell’ideologia che ha caratterizzato gli anni del centrodestra al Governo, che ha esaltato gli interessi particolari e corporativi, mettendo in secondo piano il valore degli interessi generali. Non possiamo, dunque, accontentarci della politica così com’è. Compito della politica non è rispecchiare la frantumazione ma orientare e aggregare. Il bisogno del Partito Democratico nasce da qui, dalla consapevolezza che rischiamo di non essere sufficienti nell’interpretare il rinnovamento della società italiana. Un Partito nuovo che unisca ciò che le ideologie hanno diviso nel secolo scorso. Non la fusione fredda tra Ds e La Margherita, ma l’incontro con altri soggetti, parte di un ricco tessuto civico e associativo che si riconosce nell’Ulivo e che vorrà concorrere a costruirlo. Occorre lavorare ad includere le forze progressiste e democratiche, di diversa ispirazione politica e culturale, ambientalista, laica, liberale, socialista, cattolica, aprendo al massimo la fase costituente.
La nostra bussola è il rinnovamento della cultura politica. Quando ci sono domande nuove, occorre fornire risposte nuove. L’Ambiente e la qualità della vita, come cambia il lavoro, il rapporto tra flessibilità e diritti, i saperi, i flussi migratori, la non violenza, il tema della sicurezza a livello mondiale come nelle nostre comunità locali: tutto, chiede risposte nuove e un pensiero nuovo.
Dell’esigenza di realizzare il Partito Nuovo parlano, altresì, i risultati elettorali degli ultimi dieci anni, che impietosi, ci mostrano una nostra debolezza. Il nostro è un Partito che non ha forza omogenea su tutto il territorio nazionale. Abbiamo consenso elettorale pari a quello dei grandi partiti del socialismo europeo soltanto in alcuni territori. Ne sono esempio le Marche ed in esse la nostra provincia. Nel resto del paese non è così. Al nord come al sud.
Per realizzare le riforme, di cui l’Italia ha bisogno, ma, soprattutto, per restituire credibilità alla politica, occorre colmare questo gap. Dobbiamo sempre avere bene a mente una delle ragioni principali della sconfitta del 2001, quando governammo lontano dalle cittadine e dai cittadini, scoprendo poi, a nostre spese, l’impossibilità del riformismo senza popolo.
Ad oggi soltanto l’Ulivo, per consenso elettorale e peso specifico, è un partito di dimensione europea su tutto il territorio nazionale. In esso sempre più cittadini, molti dei quali non iscritti ai partiti, hanno riposto le proprie speranze di cambiamento e di rinnovamento della politica. Donne e giovani. Tanti giovani. L’ormai celebre Generazione dell’Ulivo della quale anche la nostra Sinistra giovanile è parte. Occorre, pertanto, un’evoluzione di quella esperienza unitaria facendo incontrare i valori di giustizia, progresso con la modernità.
Per far questo, anche nella nostra Federazione, ci sarà bisogno del contributo di tutti, ancor più dei punti di vista critici. Nessuno dovrà rinunciare alle proprie convinzioni. Potrà farle vivere, con spirito unitario, dentro il processo che vogliamo costruire, poiché se la preoccupazione è quella di una deriva moderata, la garanzia migliore a tutto ciò sta nel partecipare, insieme, a questo confronto per delineare contenuti e forme del progetto.
Tutte le sensibilità presenti nei Ds rappresentano una ricchezza straordinaria per dare forza al progetto. Il progetto dell’Ulivo è la continuazione di un’esperienza unitaria più che decennale.
Inoltre, per tre volte consecutive nelle scadenze principali degli ultimi anni abbiamo presentato quel simbolo, raccogliendo, sempre, circa un terzo delle preferenze. Dopo le elezioni politiche di quest’anno, si sono formati in Parlamento gruppi dell’Ulivo la cui realizzazione ha portato, senza dubbi, maggiore stabilità. Esperienze analoghe dovremmo realizzare in Regione, nei Comuni da noi amministrati ed in Provincia dove, rispondendo ad un’indicazione nazionale ci presenteremo con la lista dell’Ulivo. Dalla provincia di Ancona può e deve arrivare un contributo utile. Che muove dal rapporto tra i nostri valori ed il nostro metodo di governo.
La Federazione di Ancona vuole mettersi al servizio di una nuova stagione riformatrice dell’Italia. E abbiamo la nostra da dire. Anche nel contesto regionale, ove, cominciando da noi dobbiamo aprire una riflessione che investa il partito delle Marche, per favorire una maggiore collegialità nella condivisione delle scelte. Una riflessione programmatica attenta e puntuale, sulla scia della Conferenza programmatica di Abbadia di Fiastra, deve essere fatta sull’azione del governo della Regione, valorizzando al meglio il ruolo di servizio che offre ad una comunità intera il capoluogo dorico.
Una rinnovata immagine delle Marche per un rinnovato protagonismo del mondo del lavoro e dell’impresa che punti sul binomio “sviluppo economico e coesione sociale” e che continui a vedere in ambiente e territorio elementi centrali nella definizione delle condizione della qualità della vita della comunità , così come delineato nel Piano energetico ambientale regionale caratterizzato dai tre assi portanti: risparmio energetico, impiego delle energie rinnovabili, eco efficienza energetica.

IL PSE. UNA CERTEZZA. UNA CASA APERTA
Il Partito nuovo deve pensarsi in un orizzonte internazionale e collocarsi in un sistema stabile di relazioni che gli consenta di esercitare al meglio un ruolo sulla scena internazionale. Solo così sarà capace di governare i processi, e modificare la realtà, in coerenza con i propri ideali e gli obiettivi che persegue. Il Partito Democratico, che nascerà in Italia, dovrà aderire al Pse, con l’intento di contribuire ad ampliarne gli orizzonti. PSE e Internazionale Socialista sono oggi organizzazioni plurali, che si sono nel corso degli anni ampliate, in cui convergono le esperienze più significative del riformismo europeo. Il PSE guarda al progetto italiano come al terreno per sperimentare in dimensione europea, un più ampio incontro tra le forze riformiste.
In questo sta il valore del Congresso del Pse di Porto, dal quale è venuto un sostegno esplicito e convinto al Partito Democratico, considerato una sfida storica per l’Italia, ma anche una scelta che può cambiare la politica europea ed i suoi assetti. In questo senso la modifica statutaria con cui il Pse si apre ai partiti progressisti e democratici non è una scelta burocratica, ma di forte valore politico.

PARTITO DEL LAVORO. UNA FORZA LAICA. LE NUOVE FORME DELLA MILITANZA
Il nuovo secolo ci consegna un “lavoro” cambiato, segnata dal passaggio dal fordismo al ciclo di produzione informatico. Il partito nuovo dovrà rinnovare il proprio radicamento nel mondo dei lavori, tornando a dare valore al lavoro. Il lavoro e le sue prerogative, l’estensione delle tutele e dei diritti di chi si affaccia al mondo del lavoro, la creazione di nuove opportunità per coloro che sono ancora esclusi dal processo produttivo, devono occupare la parte centrale dell’agenda di questo nuovo soggetto politico.
Purtroppo sono diverse, difficili e gravi le situazioni occupazionali nel nostro territorio. Ad esempio quella della Tecno Service di Fabriano del Gruppo Violini, quella del Gruppo Conforma – Mercatone Zeta e tante altre ancora. I Ds della nostra Federazione sono vicini ai lavoratori. Dalle parole serve però passare ai fatti. Per questo ci sentiamo impegnati affinchè i nostri amministratori e tutti i livelli istituzionali non abbandonino i lavoratori al proprio destino. Massima è e sarà la nostra attenzione. Così come intenso e costante continuerà ad essere il rapporto con il Sindacato.
Alcuni episodi recenti hanno richiamato pagine oscure della storia del Paese come quelle legate alla stagione del terrorismo. Nel passato fu sconfitto grazie all’unità di tutte le forze politiche, delle istituzioni e attraverso la mobilitazione sindacale e del mondo operaio. Oggi, come allora, senza sottovalutazioni, occorre andare in quella direzione per sconfiggere qualsiasi rigurgito terroristico. Non sfuggirà a nessuno come se trent’anni fa, nel momento in cui il Pci si avvicinava sempre di più a responsabilità di governo le Br dispiegarono al massimo la loro forza eversiva per contrastare quella prospettiva, oggi, nel momento in cui tutta la sinistra ha la responsabilità di governo e cerca di avviare riforme destinate a trasformare in profondità la società, nuovi fenomeni eversivi riaffiorano. Fortunatamente, a differenza degli anni '70 e '80, è viva oggi una più forte coscienza democratica che è tale grazie anche al contributo del Sindacato. Contributo che viene da lontano. Basta ricordare solo la storia e l’esempio straordinario di Guido Rossa, sindacalista della CGIL ucciso per aver denunciato le infiltrazioni terroristiche nella propria fabbrica. Quella storia sta lì a testimoniare l’impegno e la serietà della CGIL, straordinario baluardo di democrazia.
Forti sono poi le preoccupazione per i troppi incidenti sul posto di lavoro. E’ necessario affrontare la situazione di emergenza sulla sicurezza individuando le cause della mancanza di sicurezza e concordando le misure necessarie a rimuovere tali cause. Il problema deve essere affrontato alla radice perché con sempre più frequenza, purtroppo, le procedure di sicurezza esistono sulla carta, ma sistematicamente non vengono rispettate.

Il Partito nuovo sarà una forza politica laica. Laicità che significa, come ripete spesso Fassino, ascolto delle ragioni della fede, ma anche consapevolezza che funzione dello Stato e delle sue Istituzioni non può essere l’ adesione a una fede religiosa, a un credo filosofico o a un principio etico, ma l’emanazione di norme che assicurino l’imparzialità della legge, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri, l’intangibilità delle scelte di vita, il rispetto dell’orientamento sessuale di ciascuno. Insomma un partito laico capace di ascoltare la pluralità delle culture e delle esperienze che vivono nella società e di promuovere quel confronto aperto e critico necessario a ricercare soluzioni condivise su temi cruciali per la vita degli individui e della società. E’ questo lo spirito che ha mosso l’Ulivo a promuovere la legge sui Dico. E’ la prima volta che una legge riconosce uguaglianza nei diritti alle persone quale che sia il loro orientamento sessuale, dando così applicazione al principio costituzionale che prevede la non discriminazione dei cittadini per ragioni di sesso. Un atto di grande responsabilità del Governo. Un provvedimento che non intacca diritti e prerogative della famiglia fondata sul matrimonio, come prevede l'articolo 29 della Costituzione. E non vi è contraddizione tra il voler riconoscere tutele e diritti a chi ha scelto di vivere la propria affettività in una coppia di fatto e promuovere politiche per l’infanzia, per gli anziani, per la genitorialità. Grande è stato il lavoro dei ministri Bindi e Polastrini che con pazienza, tenacia e sensibilità hanno fatto sì che si giungesse ad un provvedimento in cui si può certamente riconoscere chiunque sia attento ai diritti civili e della persona. Il loro impegno testimonia altresì come due autorevoli Ministri di due forze politiche impegnate nella costruzione del Pd abbiano voluto trovare una soluzione e una sintesi ragionevole, che tenesse conto delle ragioni dell’altro.Il Partito nuvo sarà dunque un soggetto fondato sul pluralismo politico, riconoscendo il pluralismo culturale all’interno di una forte connotazione unitaria.

Infine. Le forme della militanza politica stanno cambiando. Un tempo si diventava dirigenti se si dava la vita alla politica. Già oggi occorre consentire a chi ha cinque minuti da dedicare alla politica di poterlo fare. Per tali ragioni, nella nostra Federazione in questi mesi abbiamo utilizzato molto le nuove tecnologie. Comunicazioni più dirette, immediate, tramite sms e mail. Il tutto all’insegna anche del risparmio economico. Presto, inoltre, sarà attivo il nuovo sito internet. Il Partito de L’Ulivo deve essere aperto, federale, pluralista. Un partito vero quindi, popolare, di larga adesione, strutturato nel territorio, che non metta in contrapposizione il gazebo con la sezione perché dove vi sono più sezioni, vi sono più gazebo e la partecipazione aumenta.

PROVINCIA DI ANCONA. PROVINCIA D’EUROPA
In questi anni sono stati raggiunti risultati importanti che devono essere valorizzati, ma che, da una classe dirigente lungimirante, quale siamo, non possono essere considerati come acquisiti una volta per tutte. Al contrario, dobbiamo essere in grado di governare le grandi trasformazioni in atto nella società, che interessano anche il nostro territorio. L’obiettivo è innalzare la qualità dell’azione dell’Ente, nei confronti dei cittadini e della comunità, intesa come insieme di persone, famiglie, associazioni, organizzazioni sociali ed economiche integrando al meglio economia, scuola, formazione, università, cultura. Una spinta in avanti verso politiche per il lavoro che garantiscano uno sviluppo equo e una piena cittadinanza. Condizioni indispensabili per realizzare politiche di coesione sociale. Il nuovo programma di governo, da una parte dovrà rappresentare la naturale prosecuzione del lavoro svolto, dall’altra dovrà assumere una precisa identità continuando a conciliare sviluppo e sostenibilità del territorio, centralità del tema lavoro, delle politiche sociali e culturali e le politiche di cooperazione e solidarietà. In questi anni la Provincia di Ancona è cresciuta; è cresciuto il territorio, nella qualità della vita, nelle opportunità di sviluppo, nella modernizzazione del proprio sistema economico, posizionandosi nei posti più alti delle graduatorie delle province italiane. Il nuovo titolo V della Costituzione colloca gli enti territoriali al fianco dello Stato come elementi costitutivi della Repubblica: pertanto Comuni, Province, Comunità Montane, Città metropolitane, Regioni e Stato, pur nella diversità delle rispettive competenze, hanno pari dignità costituzionale quali enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni, secondo quanto previsto dall’articolo 114 della Costituzione. In questa strategia di governance locale, la Provincia ha assunto un ruolo di riferimento indispensabile per la programmazione su Area Vasta. Una politica che è passata attraverso progetti di cooperazione internazionale e politiche per la pace, la pratica di azioni positive e politiche di genere, un forte investimento nella formazione sia dei giovani che dei soggetti svantaggiati e nel reinserimento del mondo del lavoro, la tutela del territorio quale - come detto più volte - prima e fondamentale opera pubblica. E ancora, l’innovazione tecnologica e, quindi, le infrastrutture telematiche quale insostituibile strumento di allargamento della democrazia. Una consapevolezza del proprio territorio e delle sue potenzialità di sviluppo è quello che chiediamo ai cittadini della nostra provincia. Tutto questo è stato reso possibile grazie al lavoro del Presidente Giancarli, di Patrizia Casagrande, oggi candidata Presidente, di tutti gli altri assessori che via via si sono susseguiti in questi anni, del gruppo consiliare e dei vari capigruppo. Compagni, tutti, ai quali va il nostro ringraziamento.
CONCLUSIONI
Nella nostra Federazione, subito dopo la fase congressuale, parallelamente alla campagna elettorale, avvieremo una campagna di adesione mirata volta ad aumentare ancora il numero dei nostri iscritti. Tutti noi dovremmo sentirci coinvolti nella ricerca di nuovi aderenti, muovendo dalla consapevolezza che iscriversi ai Ds è un valore. E’ il valore di principi sani che caratterizzano il nostro agire. Ma è anche il valore dell’appartenenza ad un grande movimento che tende a cambiare in meglio la società e che è tenuto insieme dal rispetto di quelle regole che tutti insieme ci siamo dati, la cui osservanza costituisce il confine tra l’essere un iscritto ai Ds ed il non esserlo.
Lo abbiamo visto lo scorso anno a Falconara. Lo abbiamo visto quest’anno a Jesi. L’etica della politica, lo spirito di appartenenza e di solidarietà sono ingredienti fondamentali della vita di un partito. Sono i giusti elementi per contribuire a colmare quel gap tra la politica e la società.
Continuerà ad essere compito e impegno del Segretario provinciale continuare il viaggio già intrapreso all’interno del Partito della provincia, per confrontarsi, nelle sezioni, assieme a quelle compagne e a quei compagni che rappresentano la nostra prima e più preziosa risorsa. Continueremo a programmare periodicamente, sulla scia di quelle molto partecipate dei mesi scorsi, assemblee provinciali dei Segretari di sezione e riunioni dei coordinamenti di zona per dibattere tanto i nodi politici locali, quanto le questioni interne all’organizzazione per cui può essere utile un confronto. Assieme ai diretti interessati, come del resto loro chiedono, cercheremo di comprendere meglio come restituire ruolo e funzione alle zone stesse rivedendo, ove si riterrà opportuno, l’omogeneità territoriale più appropriata e utile. Il radicamento territoriale, del resto, rappresenta la nostra forza e la nostra peculiarità. Sta in questo la necessità di rilanciare il ruolo delle Unioni comunali, delle Zone, appunto, e delle Sezioni. E’ necessario consolidare il radicamento territoriale anche guardando a come cambia il territorio. Le sezioni possono offrire servizi, informazioni. Andare in sezione deve poter servire anche per poter usufruire di un servizio, di un punto Internet, di una piccola biblioteca, della possibilità di consultare i giornali.
Le sezioni devono poter rappresentare non solo luoghi di discussione politica, ma anche luoghi di socialità diffusa. Pensare a come accrescere gli iscritti, ma anche a come è possibile estendere e migliorare il radicamento territoriale, anche attraverso l’individuazione di nuove sezioni. Ai tentativi di sopperire alle carenze strutturali accorpando strutture e mettendo assieme risorse umane è invece giunto il momento, anche in previsione del Partito nuovo, di invertire il ragionamento, lavorando non solo per rendere più accoglienti e aperte le sezioni ma anche per aprirne di nuove.
Abbiamo bisogno di continuare a lavorare bene, così come abbiamo cominciato a fare, e con intensità sui temi dell’organizzazione, per essere sempre più e meglio punto di riferimento del territorio.
Serve una sempre maggiore autonomia rispetto ai livelli istituzionali, consapevoli che i tanti amministratori che abbiamo nel territorio rappresentano un patrimonio che pochi hanno in termini di esperienza, conoscenza che se messo in rete rappresenta un valore inestimabile. Dovremmo completare e aggiornare il censimento completo degli eletti, realizzando un Forum degli eletti come luogo di condivisione delle scelte strategiche e di valorizzazione delle esperienze di eccellenza. Radicamento sul territorio, dialogo con la società, capacità di governo: sono questi, del resto, i tratti caratterizzanti dei Democratici di sinistra nella Federazione di Ancona.
L’evoluzione organizzativa dei Ds in questi anni ci insegna quanto sia stato necessario partendo da un modello tradizionale, come il nostro, introdurre innovazioni all’organizzazione anche attraverso le nuove forme della comunicazione e la promozione su scala provinciale di campagne di informazione, di sensibilizzazione. Momenti di mobilitazione originali, non per forza legati alle attività di governo locale o nazionale. Servono a coinvolgere su grandi temi gli iscritti e gli elettori e a far crescere nuove sensibilità e conoscenze. Servono certo risorse. I principi che ispirano il nostro agire quotidiano e che rappresentano una barra da mantenere dritta, si basano in modo vincolante sull’onestà, sulla sobrietà e sulla trasparenza. Molto e bene è stato fatto in questi anni, anche lungo la strada del risanamento. Il tutto ci spinge a proseguire in quella direzione.
Di fronte a queste grandi sfide non dobbiamo aver paura. Orgogliosi delle nostre tradizioni e aperti alle innovazioni per il futuro, sapremo vincere queste sfide, se valorizzando le differenze, saremo uniti e credibili. La gestione unitaria del Partito potrà essere il metodo attraverso il quale tutte le sensibilità dei Ds abbiano la possibilità e l’opportunità di concorrere al percorso costituente del Pd. Con un’assunzione piena di responsabilità. Del resto, siamo una comunità attaccata ai valori storici della sinistra ma radicata nella modernità e che si sente parte di un più grande movimento politico e sociale. Questi siamo noi, questo è il nostro popolo, la nostra gente, un patrimonio di intelligenza, passione e volontà, che ogni anno, in occasione delle grandi battaglie politiche, delle Feste de l’Unità si mette a disposizione in maniera del tutto volontaria.
La nostra storia è la storia della sinistra democratica in Italia, del movimento del movimento operaio e antifascista, ed è fondata sui valori di giustizia sociale, libertà, pace, democrazia, uguaglianza. La nostra storia è impegno, passione, militanza e spirito di appartenenza. Ciò che siamo è una base imprescindibile da cui partire, unitariamente, nell’edificazione di una casa nuova e più grande, nell’apertura di una nuova fase storica. Per costruire il nuovo non possiamo non portarci dietro quello che siamo stati e quello che siamo ancora oggi.
In questa Federazione è presente un gruppo dirigente sano che può lavorare in un contesto unitario e solidale, individuando comuni obiettivi da raggiungere e proiettando all’esterno un’immagine forte del Partito. Un grande intellettuale collettivo, donne e di uomini, animati da una stessa carica ideale, da una tensione morale e da un amore per il nostro territorio, che ha pochi eguali nel Paese. I sentimenti unitari della nostra base sono una risorsa per tutti. E una fase costituente aperta, partecipata, fatta di contenuti politici innovativi, non certo moderati, potrà essere per tutti un banco di prova.
Guardiamo, allora, avanti e progettiamo il futuro insieme, consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte, e consapevoli che per vincerle c’è bisogno di tutti; in un quadro di unità del gruppo dirigente.

lunedì 26 marzo 2007

ULTIMI DATI CONGRESSO

Il prossimo 31 marzo, presso l’Hotel Federico II di Jesi, si terrà il IV Congresso della Federazione DS di Ancona. All’appuntamento il popolo dei Democratici di Sinistra si presenterà con il chiaro risultato dei Congressi di Sezione, che hanno visto l’affermazione della Mozione Fassino, votata dal 71 % degli iscritti.

Subito dopo l’elezione del presidente e della presidenza, il saluto del sindaco, Fabiano Belcecchi e gli interventi dei rappresentanti delle forze politiche.

Un aumento della partecipazione con 1950 votanti (pari al 42, 6%) a fronte dei 1589 del Congresso del 2004 (34,29%).

Questo l'esito dei 75 Congressi su 75 che hanno chiamato le Sezioni della Federazione DS di Ancona ad esprimersi sulle mozioni in vista del Congresso provinciale del prossimo fine settimana.

La mozione Fassino, ad oggi con 1.380 voti, si attesta sul 71,24%, rispetto al 67% di due anni e mezzo fa; mentre alle mozioni Mussi ed Angius-Zani vanno, rispettivamente, 473 (24,42%) e 84 voti (4,34%).

mercoledì 21 marzo 2007

ARTICOLO LODOLINI SU PROGRESSO CHIARAVALLE




IL CONGRESSO dei DS sarà una grande occasione di dibattito con la società italiana. Punto cruciale della Mozione Fassino, come lo stesso titolo sottolinea, il cammino verso il Partito Democratico.
La fragilità del nostro sistema politico genera un’incertezza dalla quale da anni non riusciamo a liberarci.


È una sensazione che nasce dalla frammentazione politica, dall’incertezza di un paese refrattario alle riforme, da un sistema istituzionale ingessato. Discutere oggi del nuovo soggetto riformista significa offrire al paese una risposta alta a questa precarietà politica.


Questa è la vera sfida che ci attende, nella quale dobbiamo avere il coraggio di gettarci con passione e determinazione.


Vogliamo costruire un partito forte in tutto il paese. Il nostro partito è un partito che territorialmente non ha una forza omogenea. Esso continua ad avere un carattere analogo nei risultati elettorali agli altri grandi partiti del socialismo europeo soltanto in alcune regioni, quelle del centro Italia, fra le quali la nostra. Ma nel resto del paese il partito è molto al di sotto di questi valori e nonostante le trasformazioni che abbiamo compiuto in questi anni in nessun modo siamo riusciti ad invertire questa tendenza. È indubbio che se vogliamo riuscire a fare le riforme necessarie all’Italia dobbiamo porci l’obiettivo di colmare questo limite. Ad oggi soltanto l’Ulivo ci ha dimostrato di esserne in grado. L’Ulivo elettoralmente è un partito di dimensione europea su tutto il territorio nazionale.


Vogliamo fare un partito più grande e moderno, non sciogliere i Ds. Questo è senza dubbio il punto. Il che significa che i nostri iscritti saranno chiamati a deliberare di voler essere partecipi del processo costituente del Partito Democratico. Noi siamo per un partito democratico che sia un partito più forte, non un partito più leggero.


Un partito nel quale non si mettano in contraddizione le sezioni e i gazebo ma che punti invece a fare più sezioni e più gazebo anche perché, come abbiamo visto, dove ci sono più sezioni ci siano anche più gazebo. Per questo ci vuole la massima apertura che ci permette di entrare in contatto con tutte le realtà associative e con i singoli cittadini che sono interessati a questo progetto. Occorre favorire i percorsi partecipativi come le primarie. Dobbiamo avere l’ambizione di costruire un partito più grande e moderno, capace non solo di far vivere, ma anche di ridare piena legittimazione alla forma partito. Credo che passi anche da questo quella necessità di rilegittimazione della politica e delle istituzioni che vogliamo riportare al centro del dibattito del paese.Vogliamo rafforzare il Partito Socialista Europeo, non uscirne. Questo dibattito sulla nostra collocazione internazionale è una questione seria e in nessun modo deve essere condotto in maniera forzata e ideologica.


Il Pse deve essere per noi una certezza ma anche una casa aperta. Serve dunque un grande partito riformista, popolare, radicato sul territorio e di impronta federalista, legato al socialismo europeo, in grado di affrontare le sfide globali del lavoro, fondato sul valore della laicità democratica ed aperto al multiculturalismo.Vogliamo un percorso che porti tutti i Ds e tutti i riformisti in questo soggetto. Credo che sia importante da subito definire il percorso costitutivo del nuovo partito caratterizzandolo per una grande apertura alla società e a tutte le forze interessate.Io penso che parlare di Federazione non sia sufficiente. La Federazione può essere il mezzo e non il fine. Il percorso costituente sarà scandito da tappe e scelte a cui i partiti concorreranno, decidendo insieme i profili politici e organizzativi necessari. La Federazione non può essere un approdo, anche perché essa restringerebbe ancor più la nascita del nuovo soggetto ai soli partiti esistenti. Per fare la Federazione basterebbe l’ultimo congresso e l’Ulivo che c’è già. Tuttavia, scegliendo con chiarezza di fare il nuovo soggetto, è possibile immaginare che la fase costituente abbia un carattere federativo aperto capace di valorizzare il contributo di tutte le forze che vogliono costruire il Partito dell’Ulivo. L’Ulivo è un progetto per il futuro. E’ la possibilità di innovare la politica e dare un riferimento ai milioni di elettori che non si riconoscono nei partiti tradizionali. Ma non solo. Faccio un esempio: il 9 e il 10 di aprile hanno votato 2 milioni e 900 mila nuovi elettori, che nel 1989 avevano tra 1 e sei anni, vale a dire i nati tra l’83 e l’88.Dal prossimo anno avranno diritto al voto i nati nel 1989. Parliamo di una generazione figlia di un altro mondo, di una generazione che guarda al mondo con altri occhi. Di una generazione, che è capace di andare al concerto del Primo Maggio e di muoversi ed organizzarsi per la Giornata Mondiale della Gioventù. E’ la generazione incontrata più volte nella Marcia Perugia Assisi. E’ la generazione che ha conosciuto la politica attraverso l’Ulivo, che ha provato interesse per una politica di apertura e di partecipazione, che ha ingrossato il popolo delle primarie dello scorso autunno, che alle ultime elezioni ha reso l’Ulivo più forte dei partiti che la componevano.Mi auguro che i Ds sappiano essere protagonisti della fase costituente in maniera unitaria. Perché c’è bisogno di tutti per fare un partito più grande e capace di rispondere a quella finalità alta che ci siamo prefissi.



Pubblicato sul Progresso Chiaravalle n. 1/2007 di Marzo 2007

domenica 18 marzo 2007

RISULTATI CONGRESSO AL 18/03

Con il fine settimana appena trascorso il percorso congressuale dei DS in provincia di Ancona ha girato la prima boa, con un alto numero di congressi di base svolti e una platea coinvolta significativa, un grande segnale di attenzione verso i temi e le proposte congressuali.

Si sono svolti 42 Congressi sui circa 75 previsti in Provincia di Ancona, per una platea coinvolta pari a 1155 iscritti.

Ecco i risultati riportati dalle 3 mozioni congressuali nei 42 congressi svolti.
Mozione Fassino: 838 voti, pari al 72,55%.
Mozione Mussi: 280 voti, pari al 24,24%.
Mozione Angius-Zani: 47 voti, pari al 4,7%

sabato 17 marzo 2007

INTERVISTA A FASSINO. DA L'UNITA' DEL 17/03

Altro che «votificio». L´«ampiezza» della partecipazione ai congressi della Quercia è l´ulteriore dimostrazione dell´«enorme interesse che c´è nel Paese per il progetto del Partito democratico...».
Costretto a casa da una brutta influenza, Piero Fassino ha dovuto disdire gli appuntamenti del fine settimana tra Milano, Sesto San Giovanni e Cernobbio. Non per questo, però il segretario della Quercia rimane lontano dal dibattito politico e da ciò che sta avvenendo tra i Democratici di sinistra.
«I congressi di sezione fanno registrare una partecipazione record, superiore a ogni altro appuntamento congressuale precedente. Un partito stanco, deluso, sfiduciato, che non credesse alla sfida del Pd, non realizzerebbe certamente una partecipazione congressuale appassionata e grande come quella che stiamo conoscendo». E Fassino approfitta anche di questa intervista a l´Unità per rinnovare solidarietà al portavoce del governo, Silvio Sircana. «Ciò che è accaduto è l´ennesima riprova dell'imbarbarimento cui la destra ha condotto la politica italiana - spiega il leader Ds - Dico la destra perché, anche questa volta, come con Telekom Serbia, Mitrokin e altro, è il Giornale il capofila della campagna di veleni».
Segretario, viviamo ore drammatiche. Noi tutti speriamo che Daniele Mastrogiacomo ritorni al più presto in Italia
Rinnovo ai rapitori di Mastrogiacomo l´appello a liberare un giornalista partito per l´Afghanistan con l´unico scopo di svolgere al meglio il suo lavoro di operatore dell´informazione. Ci auguriamo che tutti gli sforzi che il governo italiano sta mettendo in campo portino a un risultato positivo. Abbiamo avuto un esito importante della trattativa per la liberazione dei nostri connazionali in Nigeria. Speriamo di poter salutare nelle prossime ore la liberazione di Mastrogiacomo, in modo che venga restituito alla sua famiglia e al suo giornale.
Anche il rapimento del nostro collega di Repubblica dimostra che la tensione in Afghanistan si aggrava giorno dopo giorno...
La situazione è complessa e pesante. Non si tratta di invocare ritiri unilaterali dei soldati italiani, visto che né l´Onu né i paesi impegnati a Kabul lo prevedono. Serve, invece, una iniziativa della comunità internazionale tesa a ridefinire una strategia per garantire in Afghanistan una transizione non segnata dall´escalation della guerra. Va in questa direzione la proposta del governo italiano per una Conferenza internazionale di pace che dia all´Afghanistan un assetto sicuro e più stabile. E credo molto importante, anche alla luce del rapimento di Mastrogiacomo, ribadire che l´Italia - nel momento stesso in cui conferma l´impegno dei suoi soldati ad agire a Kabul su mandato Onu -, vuole rafforzare contestualmente l´aspetto politico ed economico della sua missione. Mettendo in campo aiuti umanitari, sostegni alla ricostruzione, iniziative per il consolidamento degli istituti democratici.
Lei pensa a una Conferenza di pace aperta anche ai Talebani?
Un vecchio aforisma della diplomazia dice che la pace si fa con il nemico, ed è difficile pensare a una Conferenza di pace che non veda sedere intorno allo stesso tavolo tutti i protagonisti, In modo che questi possano guardarsi negli occhi e decidere insieme come uscire da una situazione così drammatica.
La Conferenza è parte integrante del decreto per il rifinanziamento delle missioni militari all´estero, che il 28 marzo verrà votato al Senato. Si riaprirà nell´Unione la crisi politica delle scorse settimane?
Mi auguro che quella esperienza abbia insegnato qualcosa. Che tutti abbiano capito, cioè, che con gli equilibri precari del Senato le distinzioni politiche all´interno della maggioranza devono avere un limite. Un dissenso o una posizione diversa non possono tradursi automaticamente in un voto contrario alla maggioranza di cui si fa parte. L´unità, la coesione e la solidarietà della coalizione devono essere assunte da tutti come criteri di comportamento da anteporre a qualunque valutazione su questo o quel tema.
E se al Senato il governo non dovesse ottenere tutti i voti della sua maggioranza dovrebbe dimettersi?
No, affatto. Io penso che il decreto passerà con una larghissima maggioranza, perché anche il centrodestra lo voterà. Non tanto per fare un favore al centrosinistra. Ma perché si tratta di una scelta giusta che, se approvata dal Parlamento con oltre il 95% dei voti, non può determinare la conseguenza di un governo che rassegna le dimissioni. Sull´Iraq, voglio ricordarlo, Blair ha ottenuto il voto determinante dei conservatori inglesi e Bush quello dei democratici americani. Nessuno ha chiesto loro di dimettersi
La crisi delle scorse settimane, tuttavia, non ha rappresentato un incidente di percorso... Tutt´altro. Quella crisi politica, che fortunatamente non si è trasformata in una crisi di governo, ci consegna però alcuni problemi da risolvere. Il primo riguarda la debolezza del sistema politico-istituzionale, conseguenza di una pessima legge elettorale, voluta apposta dalla destra per rendere meno governabile le istituzioni del Paese.
La maggioranza, in ogni caso, al Senato è fragilissima...
Gli equilibri precari del Senato non sono la dimostrazione che il centrosinistra ha una maggioranza fragile, ma la conseguenza di una legge elettorale pessima. Pensata, come Calderoli ha cinicamente ammesso, per rendere più difficile l´azione di governo. Oggi, abbiamo bisogno di una nuova legge che dia stabilità al sistema. Ed è stata molto giusta la decisione di Prodi di aprire un confronto con l´opposizione per verificare la praticabilità di nuove regole che garantiscano all´esecutivo - sia esso di destra o di centrosinistra - di governare l´intera legislatura, di restituire agli elettori il diritto di scegliere gli eletti, di consentire loro di conoscere con chiarezza le coalizioni alternative in campo. E serve una legge che, introducendo le quote rosa, affronti anche il tema dell´equilibrio di rappresentanza tra uomini e donne in Parlamento.
Berlusconi si augura che non si vada al referendum e che si trovi un accordo...
Il referendum dev´essere inteso come uno stimolo alle forze politiche. Deve rappresentare una subordinata. La strada principale da seguire è quella dell´accordo tra maggioranza e opposizione che porti il Parlamento ad approvare, con largo consenso, una nuova legge elettorale. Per questo serve serietà da parte di tutti. Da troppi anni diciamo che si devono fare riforme che poi non si fanno. Oggi è necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità: se si dice "si" sia "si", se si dice "no" sia "no".
Nuova legge elettorale o, insieme, anche altre riforme?
La legge elettorale richiede anche che si metta mano ad alcune riforme strettamente connesse: il superamento del bipolarismo perfetto, sostituendo il Senato con la Camera di rappresentanza dei poteri regionali e locali, dando così completamento alla modifica del titolo V della Costituzione sul federalismo. Così come è necessario onorare l´impegno - che noi e i partiti d´opposizione abbiamo assunto - di andare a una riduzione del numero dei parlamentari. È importante che si ridefiniscano con chiarezza anche i rapporti tra presidente del Consiglio e governo e governo e Parlamento.
Lei conosce l´obiezione del centrodestra: l´Unione vuole prendere tempo per tenere in piedi il governo.
Nessuno vuole perdere tempo. Però bisogna evitare tra noi il gioco delle tre carte. Quando abbiamo invitato l´opposizione a discutere di una nuova legge elettorale non lo abbiamo fatto perché pensavamo che bisognasse approvare nuove regole per poi precipitarsi verso nuove elezioni. Noi pensiamo che sia necessario dare stabilità al sistema. Dopodiché, quando si voterà non dipende dall´approvazione delle regole elettorali ma dalle dinamiche dello scenario politico. Bisogna separare, quindi, l´esame della legge elettorale dalla data di eventuali elezioni.
Segretario, parlare di stabilità con 23 partiti in Parlamento è quantomeno velleitario...
È il secondo tema che ci consegna la crisi politica delle scorse settimane. Tutti, ormai, comprendono che bisogna superare la frammentazione del sistema politico. Oggi, in Parlamento, si fronteggiano due coalizioni: una composta da tredici e l´altra da dieci partiti. Con questo tipo di bipolarismo si possono vincere le elezioni, ma è difficile governare per cinque anni. Abbiamo bisogno di una riforma che risolva il problema della fragilità del sistema. Bisogna perseguire due strade, quindi: la prima è quella del sistema elettorale. La seconda riguarda la riforma dei soggetti politici. La politica la fanno vivere concretamente i partiti e in questi anni abbiamo vissuto quotidianamente la contraddizione tra un sistema politico bipolare e maggioritario nelle regole, del quale erano protagonisti partiti che continuavano a vivere secondo una cultura e una logica proporzionalista.
Il suo ragionamento porta al Partito democratico, in parole povere...
Un bipolarismo con ventitré partiti non regge. Per questo bisogna mettere in campo processi di riaggregazione. Il Partito democratico corrisponde all´esigenza di dare alla coalizione di centrosinistra una guida forte e autorevole. Per ampiezza del suo consenso elettorale, profondità delle radici sociali, credibilità del suo gruppo dirigente. Ed è significativo che, nel momento in cui si è avviato il processo di costruzione del Partito democratico, si sia aperta anche la discussione su altri processi analoghi
Pensa al partito unico del centrodestra proposto da Berlusconi?
Forza Italia e Alleanza nazionale si pongono l´obiettivo di creare un grande partito conservatore a destra, ma anche sul versante dell´Unione si è avviata una discussione tra Prc, Pdci e parte dei Verdi sulla possibilità di costruire l´aggregazione di una sinistra più radicale. A dimostrazione che il progetto del Partito democratico corrisponde a un´esigenza reale di riforma del sistema politico. L´Italia è di fronte a un passaggio cruciale, deve ridefinire i caratteri del suo sviluppo produttivo, della sua coesione sociale, dei suoi assetti istituzionali, della sua collocazione internazionale. Tutto questo richiede, naturalmente, che la coalizione di governo onori la fiducia che gli italiani le hanno accordato. Ma una politica di grandi trasformazioni deve vivere anche nella società, grazie all´azione quotidiana di un grande agente culturale, sociale e politico: di un grande partito. Altrimenti si farebbe un riformismo dall´alto, un riformismo senza popolo. Il governo Prodi è uscito dalla crisi politica delle scorse settimane rilanciando la propria iniziativa e con l´ambizione di far crescere il Paese. Abbiamo bisogno di una grande forza che faccia vivere questo progetto nella società e lo faccia vincere. Queste sono le ragioni per le quali il Partito democratico è una necessità.
E tutto questo viene compreso dal popolo dell´Ulivo?
Sì, e non si capirebbe altrimenti il successo dei congressi Ds. Una partecipazione grande e appassionata che si esprime a favore del Partito democratico. E lo fa, tra l´altro, con voto segreto. Non ci può essere quindi il sospetto che la partecipazione al voto sia condizionata. E il fatto che nella prima parte di questa tornata congressuale la mozione da me presentata raccolga una percentuale che si attesta tra il 75 e il 78%, è la dimostrazione ulteriore di quanto sia condiviso il progetto del Partito democratico. Vorrei far notare, tra l´altro, che se questa tendenza si dovesse consolidare, la mozione che ho presentato e la mia rielezione saranno sostenuti da oltre duecentomila compagni. Una cifra record rispetto al passato.
La minoranza Ds, però, parla di "votificio"...
E sbaglia. Non si può sostenere che chi vota per Angius o per Mussi è un compagno libero e consapevole, e chi vota per Fassino non lo è. Così si rischia di offendere l´intelligenza dei compagni. La verità è che siamo un partito di donne e uomini liberi, ben consapevoli delle sfide che si pongono. Abbiamo convocato il congresso perché fosse il momento di discussione di tutti i nostri iscritti. Questi stanno rispondendo con una partecipazione eccezionale e credo debba essere un dovere di tutti prendere a atto di ciò e valorizzarlo.
C´è chi vi accusa di aver gonfiato il tesseramento...
Non è vero. Noi siamo un partito di seicentomila iscritti in carne e ossa. E se qualche episodio di crescita eccessiva ha suscitato dei dubbi, la commissione per il congresso è intervenuta immediatamente. Peraltro è perfino fisiologico che un congresso così importante solleciti chi vuole esserne protagonista a iscriversi per poter discutere e votare. Ricordo che in Francia le primarie per le presidenziali hanno fatto registrare ottantamila nuovi iscritti al Partito socialista francese, senza che nessuno avesse da ridire. Abbandoniamo argomenti che sviliscono l´immagine del nostro partito, quindi. Continuiamo a discutere, come abbiamo fatto fin qui, in modo appassionato e pacato sul nostro futuro. Sapendo che, avendo voluto convocare il congresso è buona regola accettarne l´esito. Per questo mi auguro che non venga posto in essere - né prima né dopo le assise di Firenze - alcun progetto di separazione o allontanamento dal partito. Credo che nel Partito democratico, che sarà riformista e plurale nelle sue ispirazioni culturali e politiche, ci sia spazio anche per un´anima che esprima una radicalità di sinistra maggiore. Mi auguro che quella minoranza di sinistra che ha avuto un compito e una funzione positiva dentro i Ds, voglia giocare lo stesso ruolo dentro il Pd, concorrendo a dare ad esso quel profilo innovatore che tutti riteniamo necessario per la politica italiana.
Lungo la strada del Partito democratico si pone il tema della laicità. Reggerà l´alleanza tra laici e cattolici intorno al tema dei Dico?
È il terzo grande tema che ci consegna la crisi politica delle scorse settimane. La necessità di una nuova stagione di confronto, dialogo e ricerca tra credenti e non credenti che, tutti, devono misurarsi con sfide inedite e interrogativi sul destino dell´uomo. I grandi cambiamenti climatici mettono in causa lo sviluppo fin qui seguito dal mondo e sollecitano a definire nuovi paradigmi per la crescita economica e sociale. Le frontiere nuove della scienza e delle tecnologie consentono di intervenire sulla vita e sulla morte, suscitando interrogativi etici che riguardano sia chi ha una fede religiosa, sia chi si affida alla razionalità umana. La società di oggi è assai più sensibile di un tempo ai diritti della persona, al rispetto delle scelte di vita e dell´orientamento sessuale di ciascuno. Sono tutti temi su cui non servono guerre di religione, né contrapposizioni manichee tra fede e ragione. Al contrario, serve pensare un nuovo umanesimo capace di ispirare la politica, l´economia, la tecnica. E per tutto questo un Partito democratico, luogo di incontro di credenti e non credenti, può essere uno strumento essenziale.