mercoledì 7 marzo 2007

8 MARZO: DONNE POLITICA E SOCIETA’. CONTRIBUTO DONNE DS JESI PER IL PD

Le conquiste delle donne hanno segnato il secolo scorso ed il nostro paese in modo ineludibile, una rivoluzione dolce che ha laicizzato e modernizzato l’Italia. Una rivoluzione irreversibile, nella coscienza delle donne, negli stili di vita, nelle relazioni tra le persone e tra i sessi.Ma sappiamo che tutte le conquiste di libertà sono tutt’altro che irreversibili nella storia reale e politica del mondo.Abbiamo ribadito più volte che la qualità e la misura della libertà femminile segnano il grado di civiltà e di giustizia nel mondo. Più la libertà femminile ha cittadinanza, più hanno cittadinanza le libertà di tutti e la pace.E allora alcuni dati su cui riflettere.Nelle diseguaglianze le donne sono le più diseguali.Femminilizzazione della miseria è il modo di dire usato ormai dagli studiosi. Del miliardo di persone più povere nel pianeta, tre quarti sono donne.Con meno lavoro e una pesante segregazione e precarizzazione occupazionale, meno reddito.Le più a rischio per malattie; in Africa muoiono per conflitti circa 20.000 persone l’anno, ma l’aids ne ha uccise due milioni e una donna africana su quattro è malata di aids, sono le giovinette la maggioranza dei nuovi infetti.Le più sfruttate, la tratta delle donne, come quella dei bambini, non è stata mai debellata.Le più annichilite fino allo stremo di non poter nascere perché femmine, o di assurgere con lo stupro a emblema di annientamento etnico.Solo l’un per cento della ricchezza mondiale è in mano alle donne, e un dieci per cento del reddito globale è a loro destinato.Contro il settanta per cento delle ore di lavoro complessivo che è sulle loro spalle.C’è una visione della società globale molto maschile e che fa fatica a fare i conti con l’altro da sé. Quell’altra da sé che abbiamo in casa col volto di donne immigrate.Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: più del cancro e degli incidenti stradali. Secondo un’indagine commissionata dalla ministro Pollastrini all’Istat sono 14 milioni le donne che sono state oggetto di violenza fisica (3.961.000 il 18,8%), sessuale (6.743.000 il 31,9%) o psicologica (circa 6 milioni)nel corso della vita.Eppure la speranza che ci viene dalle donne del pianeta è straordinaria, il desiderio di libertà incontenibile.In Bangladesh come in Perù le donne estendono l’uso del piccolo prestito (il microcredito di Yunus, il banchiere dei poveri), costruiscono, tessono, con la capacità di comunicare, di lavorare per il reddito e per la realizzazione di sé, di creare servizi, di inventare piccola impresa e nuove forme di economia, di cooperative, di reti. Di facilitare pratiche di integrazione. Di voler eccellere nella formazione. Di avere una cognizione ambientale e della salute. Di essere artefici di dialogo, relazioni e diplomazia.Di scegliere o non scegliere la maternità.Il grande problema demografico è mai come ora nelle mani e nella percezione del futuro che hanno le donne. Lo è nel mondo, lo è nel nostro paese dove il tasso demografico è il più basso in Europa.Insomma nelle grandi differenze c’è quel tratto comune: nel nord e nel sud del mondo le donne rappresentano una risorsa enorme, preziosa; sono l’essenza di una possibile innovazione e di un cambiamento umanizzanti e sono, al contempo, il soggetto sociale a maggior rischio, comunque le meno presenti istituzionalmente, le meno riconosciute nelle funzioni primarie di direzione.Le donne vanno considerate attori decisivi nelle politiche di sviluppo sociale ed economico, di lotta alla povertà, di ricostruzione sociale e tutela dei diritti umani, sia per il ruolo centrale che assolvono a livello privato e familiare, sia per le attitudini che dimostrano al livello sociale e politico in senso ampio. Se le donne sono risorse, le loro potenzialità devono essere liberate attraverso investimenti sociali sul lavoro di cura che favoriscano la conciliazione dei tempi con le aspirazioni professionali e sociali; ed in senso più ampio di conciliazione con la libertà di scelta delle donne.Qui c’è in gioco lo sviluppo delle società contemporanee, sperando che le donne possano contribuire a orientarlo nella direzione della partecipazione e dell’inclusione di tutti, della democrazia e della pace.Nelle donne emerge una voglia inedita di spazio pubblico, una percezione più sensibile del presente e del futuro che abbisogna di punti di riferimento credibili e maggiore comunità. C’è attesa di parole, segnali, reti e pratiche che comprendano ed unifichino.Nell’ottica di una visione duale della società per un unico progetto che parli a tutte e a tutti, assumendo la questione di genere nel cuore dell’iniziativa politica e del governo dei nostri territori.Per questo progetto e per la sua realizzazione siamo impegnate nella formazione e nell’affermazione di un quadro dirigente di donne e di uomini capaci di dare nuova energia, nuova spinta ideale, capaci di dialogare con le cittadinanze ed i cittadini, ascoltando ed interpretando nuove istanze.E’ in quest’ottica che nasce la candidatura di Patrizia Casagrande, una donna con le giuste competenze ed esperienze, alla presidenza della Provincia.Ed è in quest’ottica che ci facciamo portatrici di quel progetto unificante del centrosinistra, avviato dal nostro segretario Fassino, di costruzione del Partito Democratico.
Elisabetta Grilli; Patrizia Barbaresi; Giancarla Zannotti; Franca Badiali; Alessia Santoni; Anna Maria Farinelli; Marcella Pesaresi; Ofelia Bufarini; Tiziana Rossetti; Maria Pina Gagliardini; Antonella Bianchi; Laura Baldi; Viviana Rosini; Antonella Mancinelli; Vincenza Focante; Feriana Abramucci; Gabriella Pigliapoco; Simona Fava; Valentina Fava; Isabella Papa; Alessandra Fiordelmondo; Annamaria Maggi; Carla Agostinelli

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